In origine era “Sens of Wine” poi, per spiegare in modo chiaro e immediato il suo intento, si è trasformato in un più diretto “I Migliori Vini d’Italia”, Salone Nazionale itinerante dedicato ai migliori vini italiani e alle piacevolezze enogastronomiche, che parla e respira vino, nel buono e nel bello.
La manifestazione è stata ideata e curata, da sempre, da Luca Maroni, analista sensoriale e una delle firme dell’enologia italiana più note, nonché autore dell’Annuario dei Migliori Vini Italiani (ventiduesima edizione).
Maroni racconta in questa breve intervista le scelte che lo hanno guidato negli anni, i progetti futuri e analizza diversi aspetti dell’articolato mondo del vino.
D. Sappiamo che il 2014 non è stata un’annata molto produttiva per i vini Italiani, questo ha influito negativamente anche sulla qualità? Nel 2014 le aziende più premiate nel suo annuario sono state in Puglia e Abruzzo, quali sono quest’anno le regioni che si sono distinte e perché?
R. E’ stata un’annata difficile che ha impegnato molto tecnicamente i produttori. Poco frutto ma di valida qualità. Le regioni che si sono distinte maggiormente quest’anno sono il Lazio e la Sardegna. I vini laziali hanno ormai raggiunto i vertici nazionali, e i vini di Sardegna rifulgono di una nuova lucentezza enologica rivelando profumi varietali di splendida fragranza.
D. Il 2015 sarà l’anno dell’Expo, pensa che questo evento dalla portata mondiale possa portare giovamento alle aziende vitivinicole più piccole e meno conosciute all’estero?
R. Difficile che l’Expo si trasformi in concrete occasioni di commercio per le nostre aziende, sarà una vetrina prestigiosa ma non necessariamente frequentata da addetti ai lavori e operatori del commercio del vino.
D. I giovani conoscono il vino? Secondo il suo parere un giusto approccio di questi al vino potrebbe portare a un bere più consapevole e perciò meno rischioso?
R. I giovani amano conoscere il vino, e una volta che lo scoprono, apprezzandone il valore tecnico, naturalistico, spirituale e culturale, smettono per sempre di abusarne. La conoscenza e la passione per il vino son le vie migliori per evitare un consumo inconsapevole ed alienativo. Ma ricordo da qui che il vino non è alcol, il vino è acqua di frutto uva moderatamente eterea e splendidamente profumata e saporita. Il vino è il compagno ideale d’ogni pasto, e sulla tavola d’ogni giorno di tutti gli italiani, occorre irreversibilmente farlo tornare.
D. Sappiamo che il più giovane sommelier in Italia ha soli 20 anni, e crescono sempre più i corsi e master specialistici, che consiglio darebbe a coloro che si avvicinano al mondo professionale del vino?
R. Di studiare, visitare, conoscere, assaggiare, valutare, comparare, sempre con passione e competenza crescente, sempre più consapevoli della meravigliosa, caleidoscopica valenza del vino.
D. Da metà Novembre uscirà nelle librerie italiane il suo Annuario “I migliori vini d’Italia”, giunto ormai alla sua 22esima edizione, un grande successo, quale sono le iniziative per il prossimo futuro?
R. Con mia sorella Francesca Romana abbiamo deciso di portare il Buono nel Bello, quindi spazio agli eventi e alla valorizzazione dei Migliori Vini Italiani nei nostri più mirabili musei: dal 14 al 16 novembre saremo presso Le Scuderie Aldobrandini di Frascati; dal 21 al 23 novembre saremo al Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano; e dal 12 al 14 dicembre porteremo I Migliori Vini Italiani presso il Museo Galileo di Firenze.
D. Parlando del suo metodo di degustazione, un metodo di impostazione scientifica e fortemente legato al concetto di piacevolezza, come arriva a scrivere una scheda sui migliori vini italiani e quali sono gli elementi sensoriali coinvolti?
R. Occorre usare i sensi per valutare del vino la sua consistenza, l’equilibrio acido-morbido-tannico del suo sapore, la pulizia e la fragranza del suo aroma. Se tali parametri son alti, alto il richiamo al frutto uva, immediato e universale il piacere che deriva dalla sua beva. La piacevolezza del vino è un effetto la cui causa è la sua qualità analitica e sensoriale compositiva.
D. Il suo rapporto con l’arte?
R. L’arte muove i sensi come e più del vino. E poi vi è nesso profondo fra l’artista e il produttore di vino. Entrambi liberi di orchestrare il proprio sentire e operare al fine di ingenerare nel prossimo la più alta gratificazione sensibile e culturale, intellettiva e sensoriale.
D. Il vino è…
R. Natura, tecnica, estetica, arte, ma soprattutto Humanitas: il più alto tesoro dell’italico vino è infatti il puro e appassionato spirito dei suoi operosissimi produttori.
Fonte Redazione - NewsFood
16 Novembre 2014